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Verona

Basilica di San Zeno


Restauro del rosone di facciata, realizzazione delle vetrate di abside

Albano Poli

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Cenni storici


Capolavoro del romanico italiano, la basilica di San Zeno è una delle mete turistiche-culturali più note della città di Verona. Ospita tra le molte altre opere d’arte, uno dei capolavori del Mantegna, la pala di San Zeno, ed è stato papa Paolo VI ad elevarla al rango di Basilica minore nel 1973. La basilica ha una storia antichissima, da piccola chiesetta realizzata nel punto in cui fu sepolto San Zeno (morto nel 380), ricostruita nel IX secolo per volere del vescovo Rotaldo e del Re d’Italia Pipino su progetto dell’arcidiacono Pacifico. Dopo la distruzione di questa nuova chiesa da parte degli Ungari, il corpo del santo fu sistemato presso il Duomo di Verona per essere infine traslato nella attuale cripta. L’edificio, così come lo possiamo vedere oggi, fu costruito nel 967 e dopo essere stato gravemente danneggiato da un terremoto nel 1117, fu restaurato e ingrandito nel 1138; infine, nel 1398 gli architetti Giovanni e Niccolò da Ferrara sistemarono la copertura e l’abside in stile gotico.



Interno della basilica



La bellezza della basilica si palesa agli occhi di chi la visita già dalla piazza antistante: il grande rosone, le modanature, bassorilievi e sculture romaniche, il bellissimo portale bronzeo di ingresso, oggi protetto da un portale ligneo aggiuntivo e quindi visibile solo ad apertura della chiesa.



Oggetto dell’intervento



Rosone di facciata e le vetrate di abisde.


Il rosone di facciata, detto anche Ruota della Fortuna per le iscrizioni che ne decorano la ghiera esterna, fu realizzato intorno al 1200 da Brioto de Balneo, architetto e scultore veronese. Di notevole dimensione, 5,6 m di diametro dell'apertura e 8,15 m di ampiezza totale, il rosone è a raggi semplici composti da dodici coppie di colonne ottagonali che poggiano su un anello monolitico centrale in marmo Nembro.

I nuovi vetri del rosone sono stati realizzati in vetro soffiato bianco con sfumatura di un leggero giallo paglierino e tecnica di legatura a collage, con l’obiettivo di rispettare la luminosità originale. Contestualmente alla realizzazione dei vetri, è stato realizzato un nuovo telaio, progettato con un sistema di adattamento per evitare la pressione degli agenti atmosferici, in particolare del vento, sulla struttura in pietra.




Le quattro vetrate di abside sono state realizzate in vetro soffiato con tecnica di legatura a collage.


Il delicato motivo cromatico-geometrico che le distingue risponde a diversi obiettivi. Oltre ad armonizzare le vetrate con lo stile dell’architettura, il disegno e il colore delle vetrate è stato infatti progettato per catturare e trattenere la luce in modo da illuminare gli affreschi dell’abisde senza porre in ombra la pala di Mantegna, dove la fusione di luce e colore produce quell’effetto illusionistico-prospettico che segnò una tappa fondamentale nell’arte del pittore e nella storia dell’arte. Osservando le vetrate si nota infatti come il colore sfumi gradatamente dal basso verso l’alto, con toni più saturi alla base e maggiore luminosità e trasparenza verso l’alto.

L’inserimento delle vetrate in vetrocamera ha permesso inoltre di ottenere delle eccezionali prestazioni di isolamento con un conseguente maggior controllo del microclima interno a salvaguardia del dipinto e degli affreschi.



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