Menumenu
Baranzate, Milano

Chiesa Nostra Signora della Misericordia

Restauro strutturale
Albano Poli

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Cenni storici



Costruita nel 1956 a cura degli architetti Angelo Mangiarotti e Bruno Marasutti e dell’Ing. Aldo Favini, la “chiesa di vetro” si distinse immediatamente come un'opera d’arte moderna, dalla forma essenziale e costruita con materiali innovativi che segnano la rottura con la tradizione del XX secolo: cemento armato, elementi prefabbricati e vetro per tutte e quattro le pareti - da qui il soprannome di “Chiesa di Vetro”. Era l’epoca del boom economico e con la trasformazione dell’Italia da paese prevalentemente agricolo a industrializzato anche la società stava rapidamente cambiando. I nuovi cittadini erano sempre più distaccati dai luoghi di culto e il cardinale Montini, che inaugurò la chiesa il 7 novembre 1958 e che divenne in seguito Paolo VI, volle che i nuovi edifici ecclesiastici fossero concepiti in dialogo con l’architettura moderna che, essendo priva di decorazioni , ben riusciva con la sua semplicità a far riaffiorare la simbologia liturgica.

Nel 1980 si resero necessari alcuni lavori di restauro per sostituire alcune vetrate e parte della cantoria danneggiati da atti vandalici. Nello stesso anno fu innalzato anche il campanile progettato da Marassuti e Favini.

Nel 2002 la chiesa passò sotto la tutela del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e nel 2003 l’apposizione del vincolo per “diritto d’autore” le attribuì il carattere monumentale di identificazione religiosa e sociale. Il suo restauro si lega quindi al progetto degli autori ed è vincolato all’autorizzazione della soprintendenza.

L’artista Gino Cosentino curò invece gli arredi interni ed esterni.

La chiesa di Mangiarotti e Morassutti (1958)

Stato di fatto



L’involucro di ferro e vetro originale era un’orditura di carpenteria metallica composta di profili aperti saldati che reggevano pannelli composti all’origine da due lastre traslucide di vetro rigato a prismi rivolti all’interno, resi isolanti da un foglio di polistirolo interposto. La pannellatura in vetro originale era composta da una vetrocamera con vetro rigatino interno e uno esterno con frapposta una lastra di polistirolo che conferiva a tutta la chiesa un particolare aspetto. Il rivestimento trasparente della cella, furiosamente demolito da un attentato, fu sostituito nel 1980 dagli stessi autori con una lastra di vetro retinato e una di policarbonato alveolare con interposto un sottile materassino poliuretanico che si era totalmente degradato nel tempo.

Le pareti in vetro con il polistirolo degradato

La struttura portante in cemento armato - superficie degradata e annerita da un incendio

L'intervento



Caso esemplare nel restauro dell’architettura moderna, l’intervento ha avuto l’obiettivo di ricostruire la natura originale dell’opera.
Per il nuovo rivestimento vetrato, restituire la natura originale dell’opera ha significato una paziente e attenta campionatura per individuare il grado di imitazione dell’originale con nuovi materiali alla ricerca del necessario aspetto sensibile, per evocare gli effetti della facciata originale, in assenza della materia plastica isolante da attraversare. Un gioco animato dalla luce, predisposto dalle stratigrafie e dalle caratteristiche dei vetri, da bilanciare attentamente fra i materiali per ottenere una effettiva possibilità di riflessione, rifrazione e opalescenza costantemente vario, molteplice, multiforme.

Realizzato dal 2012 al 2016, da Progetto Arte Poli con la direzione e supervisione dello studio SBG Architetti e degli stessi autori architetti, l’intervento ha ridato alla Chiesa il suo aspetto originale, migliorando al tempo stesso le prestazioni energetiche e antisismiche per portarle in linea con le disposizioni odierne.



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Il restauro-rifacimento

La struttura metallica



Anche sulla struttura metallica, che esigeva il mantenimento dei canoni estetici originali, è stato condotto uno studio particolare che doveva peraltro garantire il rispetto delle normative vigenti sotto tutti gli aspetti: antisismico, strutturale architettonico, di isolamento termico e acustico. Al fine che la struttura garantisse durata nel tempo e riproducesse contemporaneamente l’effetto visivo "alluminio" assunto dal rivestimento utilizzato per coprire il vecchio telaio in ferro deteriorato, è stata progettata e realizzata una complessa intelaiatura in acciaio inox pallinato e verniciato.



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I pannelli di vetro



Per quanto riguarda i pannelli vetrati l’obiettivo era raggiungere l’effetto originario determinato da un vetro rigatino esterno e da un pannello di polistirolo interno, al quale era necessario aggiungere caratteristiche prestazionali sia termiche, estetiche che di durata nel tempo richieste dalla committenza. Dopo una lunga e specifica ricerca si è arrivati ad una soluzione che prevede un triplo vetrocamera con quattro vetri di composizione e con caratteristiche diverse, i quali combinati permettono di ottenere l’effetto desiderato senza l’impiego di pellicole deteriorabili nel tempo.




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Il ruolo di Progetto Arte Poli nell’intervento sulla Chiesa di Vetro



La realizzazione di questa particolare struttura avvenuta nel laboratorio Progetto Arte Poli, in sinergia con lo studio tecnico interno, ha permesso non solo di trovare una soluzione ad ogni problema ma attraverso un “metodo di ricerca sperimentale” la messa a punto di nuove ed efficaci tecniche. Ne sono testimonianza, ad esempio, il sistema che permette la libertà al serramento superiore di muoversi seguendo le dilatazioni termiche del cemento armato senza comprimere i pannelli di vetro trasparenti che coronano le facciate per evitarne la rottura.
Anche le problematiche legate alla posa in opera hanno influenzato la progettazione e la realizzazione della struttura che, costruita interamente in laboratorio, è stata poi installata attraverso un sistema di scorrimento su ruote per ovviare al problema dello spazio ristretto dove operare.




Solo l’essere “vivente”, capace di usare tutti i suoi “organi di senso”, compresi quelli interiori, può cogliere il pulsare dell’edificio sacro. Tutto questo sorge nell’entrare in questa chiesa, ove il cammino è leggero come a rispettarne la soffusa atmosfera. Lo sguardo si volge tutto attorno nella luce avvolgente, da ogni lato. C’è un respiro particolare, come se la diffusione della luce intorno a sé materializzasse l’aria che si respira. L’interno e l’esterno sono presenti al tempo stesso, le pareti luminose sono un diaframma che muove ritmicamente tra il dentro e il fuori con la sensibilità d’una pelle che traspira, tra il continuo e silenzioso crescere, ergersi e gravare, formarsi e inarcarsi, racchiudere e rivelare, celebrare e tripudiare. Tutti gli elementi architettonici concorrono a creare “uno spazio liturgico trasparente” laddove i simboli del tempio si manifestano nel loro essenziale e forte significato, puliti e mondati da una luce proveniente da ogni direzione.



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