Il ritratto
Il 2023 è l’anno Giubilare Calabriamo, 150 anniversario della nascita di San Giovanni Calabria.
In questa importante ricorrenza l’Opera Don Calabria ha coinvolto il Maestro Albano Poli in una significativa iniziativa che vede al centro la mostra itinerante “Terra e Sangue”.
Le reliquie del Santo faranno il giro del mondo toccando tutti i territori dove la Famiglia Calabriana è presente. Un viaggio partito l’8 febbraio da San Zeno in Monte a Verona (luogo in cui Don Calabria accolse i primi ragazzi nel 1907) con l’Europa come prima destinazione. Poi sarà la volta dell’Africa, dell’Oriente, dell’America ed infine il ritorno a Verona previsto per settembre.
Albano Poli, che da bambino è stato un allievo di Padre Giovanni serbandone ancora oggi un vivissimo ricordo, ha realizzato un suo ritratto includendo nel dipinto, non solo gli oggetti della mostra itinerante, ma molti altri simboli che raccontano la storia, la personalità e il suo operato. Albano Poli ha inoltre realizzato il faro in bronzo che funge da reliquiario.
Olio su tela, cm 120X145
Un’opera che segue una metodologia tramandata a noi fin dal primo Rinascimento e ripresa in altri ritratti eseguiti dal Maestro Poli. Dipinti che non si limitano a riprodurre fedelmente i tratti somatici del soggetto ma ne raccontano la storia, il carattere e le passioni attraverso dettagli che, inseriti nella composizione con discrezione riescono a condurre l’osservatore a una lettura efficace dell’opera.
I dettagli
San Giovanni Calabria è raffigurato con la stola indossata sulla veste nera che connota l’identità sacerdotale di don Calabria e segno di Chiesa vissuta a servizio dei poveri. Una mano è tesa come invito a entrare ricordando il suo spirito di accoglienza mentre l’altra tiene l’orologio, un richiamo costante a spendere bene e tutto il tempo come un dono a servizio del Regno di Dio. Al collo gli occhiali sono il simbolo della capacità di leggere la vita con uno sguardo di fede e volontà di porsi in un’ottica di discernimento prima di qualunque decisione. Tutta la figura di Don Calabria è avvolta da una luce, non è la rappresentazione classica dell’aureola ma la luce riflessa che viene dal faro in lontananza. Il faro rappresenta la missione chiesta a tutti, religiosi e laici, di “essere faro di luce di Santo Vangelo fino alla fine della terra”.
Il faro illumina anche tutto il paesaggio dove si riconosce il colle di San Zeno in Monte, su cui stanno salendo i primi ragazzi accolti da San Calabria nel 1907, Ponte Pietra simbolo della città di Verona ma anche il profilo della Basilica di San Pietro per testimoniare la grande vicinanza di preghiera e la comunione d’intenti al Magistero della Chiesa Universale.
Il faro illumina anche tutto il paesaggio dove si riconosce il colle di San Zeno in Monte, su cui stanno salendo i primi ragazzi accolti da San Calabria nel 1907, Ponte Pietra simbolo della città di Verona ma anche il profilo della Basilica di San Pietro per testimoniare la grande vicinanza di preghiera e la comunione d’intenti al Magistero della Chiesa Universale.
Il portale in pietra che incornicia il paesaggio è quello della Chiesa di San Benedetto in Monte da cui ha avuto inizio l’Opera. Su di esso è scolpito il versetto di Matteo (6,33) Quaerite primum Regnum Dei, fondamento della spiritualità calabriana.
Il pavimento della stanza di San Giovanni diventa un tutt’uno con la strada, segno di connessione con l’umanità sofferente e le scarpe sulla soglia sono un invito ad andare senza dubitare della Divina Provvidenza che qui simbolicamente è raffigurata dai fiori.
All’interno della stanza altri oggetti ricordano il pensiero e la vita del santo: sulla sinistra la mappa ricorda il desiderio per le missioni e il vaso farmaceutico rimanda all’attenzione per il malato che, “dopo Dio è il nostro vero padrone”.
A destra, sullo scrittoio, c’era sempre una lettera con cui egli esortava, consolava ma soprattutto coinvolgeva nel proprio “sogno” per il Regno di Dio. Il portafoglio vuoto ricorda lo spirito di carità e l’abbandono alla Provvidenza Divina. Su una medaglia vi è incisa la scritta “Ut unum sint”, un appello all’unità dei cristiani. Il quadro al di sopra dello scrittoio ritrae la mamma di San Giovanni, maestra di vita, fondamentale per la maturazione della sua vocazione.
Il pavimento della stanza di San Giovanni diventa un tutt’uno con la strada, segno di connessione con l’umanità sofferente e le scarpe sulla soglia sono un invito ad andare senza dubitare della Divina Provvidenza che qui simbolicamente è raffigurata dai fiori.
All’interno della stanza altri oggetti ricordano il pensiero e la vita del santo: sulla sinistra la mappa ricorda il desiderio per le missioni e il vaso farmaceutico rimanda all’attenzione per il malato che, “dopo Dio è il nostro vero padrone”.
A destra, sullo scrittoio, c’era sempre una lettera con cui egli esortava, consolava ma soprattutto coinvolgeva nel proprio “sogno” per il Regno di Dio. Il portafoglio vuoto ricorda lo spirito di carità e l’abbandono alla Provvidenza Divina. Su una medaglia vi è incisa la scritta “Ut unum sint”, un appello all’unità dei cristiani. Il quadro al di sopra dello scrittoio ritrae la mamma di San Giovanni, maestra di vita, fondamentale per la maturazione della sua vocazione.
La vita e l'insegnamento di Don Calabria
“Dobbiamo riflettere la pura luce di Gesù; Egli è la luce vera che illumina ogni uomo che viene a questo mondo, ma la sua luce non può vedersi se non riflessa da noi„
Giovanni Calabria nacque a Verona nel 1873 in una famiglia povera. Fu costretto ad abbandonare la scuola a causa della morte prematura del padre ma riuscì comunque a riprendere e terminare gli studi di Teologia dopo la leva militare. Sin da piccolo Giovanni sviluppò una grande sensibilità nei confronti delle persone bisognose e una fredda notte di novembre accolse in casa un bambino mendicante. Quell‘episodio lo spinse a fare qualcosa per i ragazzi in difficoltà.
Consacrato sacerdote nel 1901, fu Curato per sei anni a Santo Stefano e poi Rettore a San Benedetto al Monte. Fu guida spirituale di moltissime persone bisognose ed emarginate, che egli immancabilmente accoglieva nella sua casa. Nel 1907 Don Calabria iniziò la Casa dei Buoni Fanciulli per i ragazzi poveri, orfani o abbandonati, che poterono così avere non soltanto un alloggio, ma anche un‘istruzione adeguata e una formazione cristiana. Nel 1932 venne riconosciuta ufficialmente Congregazione dei “Poveri Servi della Divina Provvidenza“. Don Calabria si addormentò nel Signore il 4 dicembre 1954. Fu beatificato a Verona dal Papa Giovanni Paolo II nel 1988 e canonizzato nel 1999 in Piazza San Pietro a Roma.